Progetto Zimbabwe
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SOSTEGNO AL ST. ALBERT MISSION HOSPITAL
Lo Zimbabwe sta attualmente attraversando una grossa crisi economica e sociale con pesanti effetti negativi sul sistema sanitario nazionale che è vicino ad una paralisi completa.
I servizi sanitari di cura e prevenzione stanno subendo una consistente riduzione ed in molti casi sono stati addirittura interrotti. Le principali cause di questa situazione sono: la progressiva riduzione di disponibilità di risorse finanziarie e il lungo periodo di crisi sociale che ha prodotto un’ingente migrazione di addetti al settore, a tutti i livelli, verso altri paesi che offrono migliori condizioni lavorative e maggiori opportunità.
La riduzione del personale è diventata uno dei maggiori problemi affrontati dal Ministro della Sanità, che si ritrova con una carenza di personale qualificato.
Anche la situazione delle infrastrutture esistenti per la cura sanitaria appare in declino: a dispetto del fatto che alcuni dei maggiori ospedali della nazione sono stati recentemente rinnovati, un generale stato di abbandono e la mancanza di manutenzione, sono le principali caratteristiche della maggior parte delle infrastrutture, soprattutto nelle aree rurali.
Gli ospedali che si stanno occupando di previdenza sociale sono gli ospedali missionari che hanno carenza di personale e ricevono medicinali dall’estero. Questo è anche il caso del Sant’Albert Mission Hospital nella provincia centrale di Mashonaland che conta attualmente 3 dottori, 35 infermiere professionali, 14 aiuti infermiere e altre 47 persone di supporto allo staff.
Il Sant’Albert Mission Hospital è un ospedale cristiano che fu costruito nel 1964 dai Frati Gesuiti e poteva ospitare 85 letti. Ora con i suoi 140 posti letto, sempre occupati per più dell’80%, è il solo ospedale nel distretto e serve una popolazione di 130.000 persone. Ci sono 10 Centri sanitari locali affiliati all’ospedale. Dal 1999 i Frati Gesuiti lasciarono la missione in mano al clero locale che dirige l’ospedale per conto del vescovo di Chinhoyi. L’ospedale è gestito dall’Associazione Sanitaria Internazionale che ebbe la sua origine a Roma ed è quindi strettamente connessa con l’Italia. Questo ospedale ha sempre la piena disponibilità di medici in quanto ha tre dottori permanenti che non hanno ambulatori privati e quindi sono sempre presenti con il loro staff. Questo resta un grosso punto interrogativo perché la grossa crisi economica del paese, di cui tutti hanno avuto esperienza, sta ancora affliggendo il morale dello staff.
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Servizi offerto dall’ Ospedale alla popolazione del distretto:
Medicina Generale in vari reparti dell’ospedale: i servizi offerti riguardano riabilitazione/fisioterapia, reparto maschile, reparto femminile, maternità e isolamento.
I laboratori e il reparto di raggi X sono in funzione a seconda della disponibilità di pellicola, elettricità e agenti reattivi.
Chirurgia Generale: insieme ai reparti di Ginecologi a e ostetricia è pienamente operante grazie alla presenza di visite regolari di un chirurgo e alla costante presenza di una ginecologa.
Prevenzione / Pubblica Salute: si effettuano vaccinazioni contro le sette malattie mortali, Poliomielite, Tubercolosi, Difterite, Epatite, Pertosse, Tetano e Morbillo. Si previene la trasmissione del virus dell’HIV da madre a figlio con un programma che fu sperimentato proprio dal St Albert’s Hospital usando La NEVIRAPINA, il più economico e facilmente somministrabile antivirale. Questa cura venne poi replicata anche in tutti gli altri ospedali della nazione. La distribuzione delle misure preventive contro l’HIV è tuttora praticata, con una consulenza volontaria e i test per HIV, in modo tale che il paziente positivo possa essere sottoposto ad HAART (trattamento antivirale altamente attivo), mentre i pazienti negativi continuano ad essere monitorati.
Viene anche praticata la profilassi per la malaria.
Centri sanitari rurali: molti offrono un servizio completo a partire dalle cure base, VCT e immunizzazione usando un approccio da super market.
Visite a domicilio: l’ospedale ha a disposizione un team mobile che porta avanti il Community Home Based Care Programme (CHBC) che partì nel 1991 ed è tuttora in corso. Il team lavora con un gruppo di persone competenti in modo da assicurare che i pazienti dimessi non vengano lasciati soli e in modo che la comunità abbia il suo ruolo nella battaglia contro l’HIV. I pazienti cronici ricevono le loro medicine direttamente a casa o presso la clinica più vicina, i bambini nati da genitori affetti da HIV vengono seguiti dalla nascita fino ai 18 mesi e così la comunità diventa essenziale per vincere l’HIV,questo programma è supportato dalla comunità. L’ospedale forma gli operatori della comunità che lavorano come volontari. Attualmente gli operatori attivi sono 1.084. Il loro supporto morale e sociale viene prestato soprattutto ai gruppi più vulnerabili, come gli orfani che sono più di 3.000 in quest’area. Con il programma delle adozioni a distanza si riesce a mandare a scuola 400 orfani. Quest’anno è stato aperto un centro che insegna cucito e agricoltura per quei bambini che al di fuori della scuola sono maggiormente a rischio.
Dati statistici sull’utilizzo dell’ospedale
YEAR +Bed establishment of 140 | 2004 | 2005 | 2006 | 2007 | 2008 |
Numero di ammissioni | 6,610 | 6,255 | 5,748 | 6,578 | 5,450 |
Percentuale di letti occupati | 104% | 89% | 71% | 95% | 90% |
Media dei giorni di permanenza | 10 | 7 | 6 | 7 | 8 |
Operazioni chirurgiche | 575 | 655 | 582 | 662 | 537 |
Consultazioni & Test | 2,780 | 2,429 | 2,449 | 3,299 | 4,225 |
Parti | 3,606 | 3,316 | 3,028 | 2,340 | 2,570 |
Pazienti in ARVs | 77 started program | 218 | 253 | 233 | 99 |
TOTAL TO DATE 880 |
Le cinque maggiori condizioni viste in OPD sono: infezioni alle vie respiratorie, malaria, ferite, malattie della pelle, dissenteria.
Progetti:
Durante la redistribuzione del territorio l’ospedale è riuscito ad acquisire 12 ettari di terra coltivabile; l’altra parte del territorio è stata occupata da una diga costruita perché l’ospedale non aveva acqua a sufficienza. Il bacino idrico che fornisce l’acqua necessaria all’ospedale e che irriga il piccolo orto dell’ospedale e il piccolo allevamento di pecore e maiali e bovini. Sono stati installati quest’anno i potabilizzatori per tutta la comunità del St’ Albert Hospital.
Malgrado il collasso del sistema sanitario nazionale il Sant’Albert Hospital è riuscito ad ottenere alcuni successi grazie soprattutto all’incrollabile supporto dei singoli, dei gruppi e dei partner che hanno contribuito al sostentamento della struttura.
Dal 2006 l’Ospedale ha aperto un scuola per infermieri grazie alla cooperazione Italiana che ha contribuito con l’acquisto di libri, cancelleria e attrezzature, mentre l’infrastruttura è stata realizzata da Beit Trust, Vismara e Rock No War. Dall’apertura si sono diplomati 96 infermieri che sono stati mandati in tutta la regione, 24 lavorano nel nostro ospedale. La formazione dello staff è il nostro scopo, molti professionisti sono stati formati per la nazione. Uno degli staff del distretto ha ricevuto un’onoreficenza di cavaliere dal governo Italiano.
Sfide:
L’ospedale non è immune alle enormi sfide sociali ed economiche del paese, non possiamo sapere quanto a lungo l’ospedale potrà funzionare. La nazione sta attraversando un periodo di carestia e il nostro staff non fa eccezione, per non parlare della malnutrizione infantile e degli anziani. I dottori sono sopraffatti dal lavoro e ci sarebbe bisogno di assumere nuovi dottori, soprattutto chirurghi ma non ci sono risorse. Gestire un ospedale in queste condizioni è un incubo. Le medicine sono scarse, le attrezzature obsolete, e il morale dello staff sottoterra e non si vede un raggio di speranza. I nostri partner, amici e sostenitori sono stati accanto a noi in ogni momento. Speriamo che la generosità di questi continui per permetterci di salvare ancora vite umane.